1. |
Buco nero
05:35
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BUCO NERO
Mi sono perduto all’interno di me cerco la via della risalita
Da profonde ed entropiche assenze di me da me
Ti osservo cadente la luna di te marea
Solstizio e rossa la tremolante follia di stelle espòose
Buchi neri di anime raggelate
Nel buio della massa. Cifra non numero primo
Assenza dell’individualità,
fusione nel branco,
una grande carestia d’amore
che stringe come una morsa cuori affranti
aprono le fabbriche dove operai senza tempo
costruiscono catene e pilastri di ghiaccio
la promessa della terra dal fiore che canta
la promessa del mare la luna e le stelle
la promessa delle foreste dei campi innevati
la promessa del falco e della luce del mattino
della sera il crepuscolo
la promessa dell’anima sognante appesa ad un filo leggero
la carezza della luce sulla pelle
il sospiro della brezza del mattino ed io sono incredibilmente vivo
e tutto ciò è magnifico
cammino tra stelle filanti e sentieri assolati
sono quel bimbo che non sa del deserto che avanza
aperto alla mano leggera
vorrei essere la promessa della parola gridata
ti amerò per sempre e ti rispetterò perché di te sono fatto e in te tornerà
mia amata terra!
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2. |
Socrate è morto
04:44
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SOCRATE E’ MORTO
Socrate è morto
Lumina il nero
Di cosa stai parlando? Di cosa parlando stai
Irreversibile inesprimibile concetto alieno di sobrietà
Socrate è morto è morto
La società si sgretola dissociante alienante masturbante corroborante disgregante
Potrei andare potrei essere potrei potere ma
Socrate è morto
Per cosa stai partorendo la parola arquata
Di cosa stai parlando con parola arquata
I mistici socratici gli stoici, mai effimeri ne sofistici
Ma davvero assente è presenza di sentimento rappreso come fiamma di fango
Arrossa il sangue vene candide ed estatiche
E, Socrate è morto
Alluciniamoci di fantastiche illusioni
Alluciniamoci con sostanze proibite di colore
Alluciniamoci con mani che si cercano
Alluciniamoci di sprazzi di cielo viola
Alluciniamoci del morbo dell’esistere
Alluciniamoci come fossimo ciechi con altri occhi di dentro
E continua dalla città la folla continua a belare il branco
Cerca un pastore con il bastone nodoso
Cielo nero cielo nero
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3. |
Like
05:52
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LIKE
Tempo, fiume, lavanda, bosco,
da capo, ricordo fuoco, memoria, brucia.
Madre, stremata, ghiaccio, cuore, andato, oltre.
Da capo il bimbo, ha la smorfia del vecchio, che bimbo non è.
Mondo, la preda, costante, essere nella massa petulante, schiumante.
Non c’è coraggio, nel rifiuto del diverso,
l’economia, il mercato, la banca, il progresso,
risiko, la guerra, gioco di ruolo,
virtuale pietà, virtuale empatia, like!
Da capo, le braccia annaspano di un abbraccio mai dato,
labbra aride di baci,
cuori infartuati, anime dissolte nella nebbia,
mare nostrum!
La portinaia ha voce deserto,
la porta spalancata, eppure buia,
all’interno grappoli di luce dissolta,
esseri disumani razzolano tra rifiuti, come fossero oro.
Possesso, il mio è mio, grida il cadavere inconsapevole.
Da capo, sono cose, oggetti potenti, cellulari, televisioni, auto, vestiti,
presenza, ritardo, tempo scaduto, ghiaccio scioglie,
l’ape boccheggia, il fiore divampa, la terra trema inaridita,
la plastica è un tempio alla demenza,
Ma la lavanda, di odore, il prezzemolo, il basilico, il geranio, sul davanzale,
il bucato steso alla luce, l’aia fiorita, il gallo canta, il latte appena munto, il gatto miagola, ed io incredibilmente vivo, un ricordo,
niente altro, che vento, fame di vento,
lacrima la madre, lacrima il padre, ed il figlio, ed il mare, e la fuga, noi vittime di noi.
Va bene, di questa valle, conservo spazio mancante,
so dell’orso, e della folaga, so della foresta che giace sventrata,
fumo, dolore, impotente clamore,
Like!
so del petrolio, e del veleno di fabbrica,
so di miserabili derelitti, sfruttati da un demone occidentale,
Like!
so delle multinazionali oscene, e della massa addormentata.
Like!
So del falso rivoluzionario populista, già vecchio alla nascita,
che srotola assurde banalità dal palco avvelenato.
Like
Ma la massa è un tumore consenziente,
la massa devasta, cultura ideali,
la massa, consuma come locusta, divora e si divora.
La massa, vuole l’uomo nuovo, la guida, arcano messia,
la massa grida senza suono, voce veleno.
La massa dilaga ingovernabile, ma influenzabile, ho paura!
Smassificare la massa diviene utopia essenziale.
Like!
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4. |
Paese che crolla
05:18
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PAESE CHE CROLLA
Questo cielo di cui parlo ha onde e sembra mare
un mare di nuvole
LA TEMPESTA CORRE
succhia fiato e sponde di ghiaia
la donna che ha figli cavalca cielo nero di bomba
paese crolla d'aiuto salvato oltre ogni limite
Un uomo spinge sul gas dice: Ancora!
Quando tutto è spento.
Stringe azioni e borsa sale sulle macerie del vivere
contadini vangano deserti di pece e nulla cresce
silenzi assoluti, e indifferenti cantori danzano la festa che comincia
Emigranti emigrati puliscono latrine e dormono
dove il cielo finisce e la notte dilaga
Lui grida ed è un uomo, lei sottile si stringe tra le sue stesse braccia
una madre un padre sulla mina giocattolo
un bimbo sorriso ha perso le gambe
e la possibilità stessa della vita
sono assetato di pace e mi sento stracciato di cuore
non colpiscono il nemico le mie braccia
non ho futuro poiché il futuro non mi conosce
Questo cazzo di cielo rosso questa notte che dilaga
questo sputo di vita cittadina di smog e risate sguaiate
questi supermercati stracolmi di merda
queste persone indifferenti al dolore
queste auto che sbavano questo cazzo di foresta che muore
questa guerra che non finisce
questi governi maledetti e velenosi
questa danza d'impasticcati che urlano
Posso provare a dare un calcio al dolore
si, posso tentare di mordere la luna e forse la notte finisce
sono consapevole del fastidio che provoca questo testo
posso provare a diventare muto cieco sordo
posso provare a scrivere una canzone che fa rima con cuore
amore dottore untore
posso diventare di destra e giocare in borsa
posso conversare amabilmente di niente
parlare di calcio extracomunitari
posso farmi una sega aspettare domani
tagliarmi le mani per non sparare, si
posso sperare, sperare che arrivi l'alba della specie
che si dibatte nella pece...
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5. |
L'uomo nuovo
05:52
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UOMO NUOVO
Da questa fanghiglia puzzolente sorge l’uomo nuovo.
Così la terra di colla trattiene slanci di sogno,
nuove e maestose follie annaspano in menti disturbate,
che s’ammassano in bar squallidi nell’ora della festa,
in quei momenti di alcolico delirio, s’avvertono suoni disarticolati,
sembrano parole, ma dal senso iniquo, vuoto, potresti affogare tra risate e sputacchi,
tra vivande scotte ed insapore e alcool schifoso.
I clacson gridano l’ora del vespro, si srotolano rosari vergognosi,
mentre l’insulto, la bestemmia maledicono lo straniero.
E tu, o me, sappiamo d’essere stranieri al vicino di casa che vomita veleno verde.
Dio trattenuto, la tua virtualità è desolante,
esci dalla bocca di esseri cattivi che ti usano, che tu ci sia o no!
Ed ora in questa ora di cemento, sono l’avatar di me stesso,
disquisisco assente del futuro assordante.
Dimmi poeta urlante, per chi urleresti oggi?
In questo tempo di menti statiche, per chi?
Vedo la strada deserto tra palazzi fatiscenti dalle finestre sbarrate,
vedo agglomerati di polvere che riempie vesti inadeguate,
vedo un mare che ha perso l’azzurro, arrossato di sangue,
vedo cuori disanimati, imputriditi che indicano la marcia nera,
e gridano, canti osceni di vomito e catarro, schifosa litania,
vedo la massa diseguale avvinghiati l’uno all’altro,
nella cloaca senza pensiero.
La dialettica attuale è un campo di sterminio,
un lager d’assoluta dimenticanza,
la memoria arde, nel fuoco spento della storia.
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6. |
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IL DEMONE DALLE OSSA ROTTE
Il demone dalle ossa rotte sorseggia neve calda, a frotte gli assenti spiriti dissoluti
Avanzano di danza in danza e coro assordante asmatico, come
La follia di corvi volteggianti, nella melma che dilaga senza controllo
Da questo cielo violaceo, assurdi ermetici mantra si srotolano,
la civiltà occidentale, racchiusa in un grido di stupore dolorante.
Il demone succube del suo stesso incedere, si ciba di sé con morsi e graffi,
ho provato senza sosta a poetare dell’amore, o delle verdi pianure,
ho poetato mia madre, mio fratello, ho poetato il mio insulso divinare,
ma il verso che irrompe è altro, sa di terra marcia, di vecchio cimitero,
ho poetato il bimbo che ero un tempo di poca luce e altrettanta poca pace,
ora disquisisco amabilmente di prostata e pensione che mai avrò, e di cielo avvelenato,
Il demone che canta, sono io perduto in un intenso dolore che non m’appartiene,
ma è certamente immensamente mio,
questo è l’impero del niente, sdraiato sulla pietra demente,
non pietra angolare, sabbia di questo chimico mare,
questo è l’impero del niente che spegne la mente, nient’altro da poetare,
se non un tenue disperato continuo naufragare.
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7. |
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RITRATTO DÌ STRONZO ALLO SPECCHIO,
Sono vecchio ma fotto
Fotto e sono vecchio
Un vecchio che fotte
Avrei potuto fare altro,
danzare balli caraibici
fa bene alle giunture
ma fotto e fa bene uguale
ho fottuto tanto ma così tanto
ho fottuto ideali, persone, amori
ho fottuto gli anni passati
o loro hanno fottuto me, è lo mismo
devo solo decidere, ancora decidere cosa sono
mettinculo o prendinculo
nell’impasse non ho che sere fottute dalla luna
sere così intensamente fottute dal whiskey
che scivola ammorbante
danza la mente che fotte la ragione
e si spegne, che è quello che cerco
il buio della presa di coscienza
del pensiero chiuso, del ricordo sparito
così ci si fotte
poi ci sono quelli che mi hanno fottuto
amici perduti, datori di lavoro, amanti deluse
poliziotti palestrati, ufficiali giudiziari, avvocati, e che altro?
Tutto un fottere e fottere reciproco
Ora che sono appassito un tantino,
mia moglie fottuta pure lei ha preso il treno
andata, a fottere altrove, io rantolo sorrisi stupidi
ostento saluti, dal banco del bar che sta per chiudere
lei trucco sfatto, fottuta e sfinita
lei ha labbra rosse, troppo rosse
per non chiedere: Vuoi fottere amore?
Mettinculo o prendinculo?
Non è una decisione presa, ma quello che siamo, fottuti!
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8. |
Ommaya
04:49
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9. |
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I AM SORRY I DO NOTO SPEAK ENGLISH.
My life as a rock, la mia vita rock roccia sasso
I do not speak English I’ m sorry my English is terrible
Sono italiano I do not speak Italian I’ m sorry sono spiacente
My Italian is terrible my Italy is terrible
my Italy is terrible
trash in my heart
La mia anima in the darknees
Nell’oscurità
Buio la notte the night in my heart
I am a poet I do not like poetry I do not speak poet
Non parlo poetese urlo
world, world of war soul broken
my broken soul
Ho l’anima rotta l’anima rotta
Ho amore fratturato amore rotto
Schotcchato
Rammendato ramificato.
My life as a rock, la mia vita rock roccia sasso
I do not speak English I’ m sorry my English is terrible
Sono italiano I do not speak Italian I’ m sorry sono spiacente
My Italian is terrible my Italy is terrible
my Italy is terrible
Life its over
the soul is over
humanity is over
the heart is over
the sky is over
I am over
you are over
everybody is over
every place is over
Each God is over
my love is over
every religion is over
the End is over
the End is over
the End is over
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10. |
Obsolescenza programmata
05:14
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OBSOLESCENZA PROGRAMMATA.
polvere tutto sarà polvere
ingranaggi corrosi della macchina uomo
ci si ripete in un cerchio entropico
poeti sorseggiano versi di polvere
parole mute come fiori recisi
in quel giardino della memoria
corpi di sale affondano gonfi d’indifferenza
vengono da paesi petrolio
paesi uranio, paesi diamante
paesi coltan, anime di silicio
Obsolescenza programmata di cuori aridi
il gasolio che spinge l’auto era una foresta
il microchip era nella terra
In questo virulento tempo
restiamo accocolati in una virtuale entropia
dove monoteismi rabbiosi uccidono il divino
Forse io ho abbandonato da tempo il mio essere umano
cerco altrove anime d’aria
nella scrittura che danza scrivo con la penna
su di un foglio sgualcito
la poesia viva mi narra dell’assoluto che era
dell’energia della terra in quell’oltre musicale
delle stelle che cantano dell’equilibrio universale
che non si cura dell’umano proseguire
della divina moltitudine del numero primo
l’entropia all’interno del cerchio è l’inizio della spirale
ogni fine racchiude in se il seme del nuovo inizio
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11. |
Black hole
05:29
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BLACH HOLE.
Sveglio al suono del silenzio
Arranco disperso nel silenzio
Mi sporgo ai bordi del silenzio
Grido alieno
Ammutolita voce
Grido alieno
Grido supremo
Grido trasognante
Grido transumante
Grido muto
mi sono sporto con fatica dalla finestra dirupo
il nulla è apparso
il nulla è sparso
nel suo splendore cieco
ho teso nel vuoto le mie mani danzanti
le mani delle carezze perdute
in quell’unico istante ho compreso
d’essere un buco nero
blak hole
blak hole blak hole
blak souls
arrivò la cometa di ghiaccio
arrivò vita dall’universo
di traverso la vita nell’universo
dei corpi che navigano verso sera
la sera dei corpi che navigano
l morto è vivo, ma il vivo è come morto
risorto
ritorto
il senso della valle cupa dell’anima sognate
l sogno della notte sfumato la notizia è questa!
Arida la steppa dei miei desideri
arido cuore disanimato…
arida via di gente che grida muta…
arido ospedale di anime malate d’assenza…
la cura più velenosa del male!
tapparsi le orecchie con il cemento della dimenticanza!
chiudere gli occhi con le mani dell’oblio.
Ammutolire suono con cascate di nulla tonante!
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Gianni venturi Bologna, Italy
Suonare, scrivere, recitare, dipingere, scolpire, trovare nuove galassie, esplorare i meandri più nascosti dell’animo umano,
della storia, non essere massa, ma numeri primi.
Può la musica trasformarsi da puro intrattenimento a scintilla che riattiva i neuroni?
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